Lo dico con scarsa soddisfazione e grande rammarico: la vicenda di Rignano Flaminio era incredibile e inverosimile fin dal primo giorno, dal punto di vista logico, prima ancora che dal punto di vista dei fatti.
Era inverosimile per la quantità di implicazioni che richiedeva, ma ancor più era inverosimile per la coralità e l'assoluto pressapochismo e la superficialità con cui e' stata tratta dagli operatori del settore dell'informazione almeno fino al giorno 27/28 aprile.
La stampa quotidiana (ma generalmente tutto il sistema dell'informazione) ha effettivamente ampliato la questione soffiando sul fuoco nei primi giorni , preparandosi a gestire il seguito prestandosi a far da megafono alle ansie e le paure peggiori in una girandola di crescente incredibilità.
Molti giornalisti, anche smaliziati, escono malconci da questo meccanismo di rincorsa della ghiotta notizia, e anche metabolizzano in fretta poi.

E' caduta in questa vicenda quella speranza di poter affidare alla stampa uno spazio di riflessione che la televisione di per sè non avrebbe di fronte alle news. La cosa peggiore è che molti professionisti hanno prestato credito totale non solo alla tesi colpevolista, ma si sono prestati a passare sulla stampa a larga diffusione le veline senza alcun senno deontologico: la loro funzione si è appiattita o alle prime agenzie stampa o a qualche stralcio dell'inchiesta trapelato, tanto da nemmeno usare in diversi casi il doveroso condizionale, in un canovaccio generale di frasi fatte a furor di colpi di titolo degni del peggior giornalismo.

I giornalisti della carta stampata, ancor prima di quelli dell'etere, avevano tutti gli strumenti per assumere una posizione almeno scettica, anche stando seduti in redazione, ma non forse l'esperienza per farlo o, peggio, la supponenza di non doverlo fare. Dopo aver dato credito alle più incredibili ambientazioni, alle descrizioni strampalate, si sono ritirati pian piano così da levigare i toni in una lenta sequenza : prima orchi, poi presunti orchi, poi presunti fatti (stessa sorte per pedofili, abusi, mostri etc).
Ci son voluti dai 3 ai 4 gg dalla notizia per assistere a questo lieve mutamento.

La tv ha sfruttato più a lungo le possibilità di montaggio e la celerità , la frequenza dei servizi o presunti servizi , ma non è stata esente dal comportamento generalizzato di una trasandatezza certa. L'ho seguita poco la Tv , quindi non mi esprimerò più di tanto, nemmeno potrei documentarlo.

Questo orientamento colpevolista e deolontologicamente superficiale ha contagiato la maggior parte dei media in un inziale effetto di amplificazione, partendo dalle agenzie stampa a cui molti operatori fan riferimento per cucinare il servizio redazionale (ma anche le tv).
Il clima accusatorio è stato indipendente dagli orientamenti delle testate, per questo il fuoco è dilagato prontamente. Nei casi migliori i servizi sono stati spezzati in due sul medesimo giornale più nei toni possibilisti che non nell'impianto colpevolista.

L'esame dei principali servizi rivela uno schema semplice: titolo accusatorio e gridato, molti particolari morbosi , un po' di colore, qualche rara)intervista politicamente corretta , citazioni dell'inchiesta in chiave colpevolista , indulgenza ai particolari piu' raccapriccianti, pochi cenni a dubbi e prevalentemente verso il fondo dell'articolo o inframmezzati a panino tra le righe con qualche dichiarazione degli avvocati di difesa degli imputati.

Questi ultimi aspetti non sono una novità relativa al caso specifico, fan parte dei problemi della stampa. Le novità stanno nella sciatteria e nel pressapochismo, nella pressoché totale inerzia con cui i resoconti sono stati scritti anche successivamente , nel l'insistenza con cui si é creduto in questo crescendo da pessimo film dell'orrore di poter o dover difendere il proprio operato precedente quando gia' si insinuavano, tra i piu' cauti, seri dubbi sul caso. Così e' nata l'ennesima presunta emergenza nazionale della pedofilia.

Le prove evidenti di questa incompetenza totale ci sono: l'articolo di Carlo Bonini su Repubblica del 26/4 che mostrava già le precoci incrinature dell'inchiesta (se lui l'ha fatto perche' la stragrande maggioranza dei giornalisti non e' riuscita condurre una indagine simile, anzi hanno adottato il medesimo cliche' nei giorni successivi?) e il giudizio del segretario dell'Ordine dei Giornalisti sull'operato dei suoi colleghi emesso molti giorni dopo .

Pressochè tutti gli interventi dei primi lettori internet, bombardati da tali certezze, come testimoniano gli interventi iniziali in vari forum o nei commenti di blog, o ancora nei commenti ai quotidiani online, è stata unanime nel timbro: sdegno, orrore, colpevolezza , richiesta dipena di morte, mai rintuzzata nella stampa proprio, quando quando l'Italia si faceva promotrice di una moratoria internazionale.
La pancia ha risposto subito all'appello di chi dovrebbe con misura e per mestiere mirare un po' al cervello. In questo i giornalisti tutti han trovato immediatamente il loro pubblico, alimentando ancora la credibilità di presunti fatti di per sè , alla nascita, già scarsamente credibili in via logica..

Vale la pena di notare ,sebbene appaia superfluo, che l'ansia per i presupposti casi pedofilia di Rignano, le condanne più determinate ed immediate, il tono battagliero e intransigente si sono manifestati sopratutto dalle voci femminili. Questo riguarda sia i servizi in firma sulla stampa, sia i commenti a tali servizi , sia i commenti nei forum e nei blog (ma escluse le insegnanti di ogni genere).
Il fatto che a Rignano (come in tutti i casi analoghi) siano implicate donne accusate di presunta pedofilia, rende ancor più accesi i toni di sdegno e nei migliori casi smorza il contenuto dei commenti che esprimono qualche timida perplessità .
Che siano le donne a parlarne di piu' probabilmente ha anche altre ragioni, naturalmente la primaè che si curano di piu' in famiglia dei bimbi e pertanto sono più accorate, ma altre plausibili andrebbero prese in seria considerazione.
Le donne giornaliste si sono anche mostrate piu' restie a cambiare opinine e a matenere ferme le loro convinzioni colpevoliste al progredire del caso. Occorrerebbe una discreta pazienza , ma una riflessione anche sul pregiudizio relativo agli accadimenti e ai simboli apparentemente in campo nell'immagine dei giornalisti di cronaca e dei loro direttori forse contribuirebbe a spiegare questa accettazione insensata , direzionalmente univoca, platealmente insistita.

Come esempi di cattivo giornalismo, grande o dilettantistico, giusto a per riassumere, senza pretesa di completezza o ordine, e senza voler per rilasciare pagelle, mi corre di citare i seguenti:

Il manifesto1 il manifesto2 La Stampa1 La Stampa2 La Stampa3 La Repubblica L'unione Sarda Agenzia Radicale Il Giornale icn TgCom La Padania Quotidiano.net Il Corriere della Sera Il Resto del Carlino La nazione Il giorno Affari Italiani

A questi aggiungo chi platealmente nemmeno si è sognato di non offendere la sua e nostra intelligenza con un esempio televisivo che reputo della peggior specie nel campo dell'informazione presunta raziocinante. E' andato in onda ben 15 gg dopo i fatti e quando molti media avevano almeno già vistosamente corretto o moderato il tiro. Qui una ricostruzione che reputo fedele del servizio.
Anche qui una donna, spesso in shador in servizi dal medioriente, che dopo rutilanti e misteriosi passagi tra antri della scuola Olga Rovere, interviste senza volto per rimarcare l'aspetto scabroso, i suoni e montaggi angoscianti in stile noir, è giunta alla scoperta dell'ovvio, non senza tuttavia aver seminato dubbi e sospetti quando le cose già apparivano chiarissime ormai ai più.

Chiunque vorrà potrà analizzare la situazione quantitativamente e dal solo punto di vista dei titoli e della gogna mediatica persistente , ricorrendo alle news di google e battendo Rignano per avere un riassunto impressionante di ciò che è stato scritto e appare sul Web tra il 24 e il 28 aprile. Tanto è durata la follia unanime della stampa nostrana e il suo pessimo servizio.

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