La deflazione in corso


Attorno alla crisi finanziaria sono stati eretti muri di contenimento possenti, argini che parrebbero aver frenato lo sgretolamento improvviso della liquidità. Altri se ne preparano ora per riavviare una politica espansiva ed evitare, dal punto di vista normativo, che la finanza mantenga quel carattere di moltiplicatore di liquidità che apparteneva alle banche centrali e alle banche istituzionali.

L'inflazione pare rientrare. Non c'è in fatti materia prima che non si sia più che dimezzata nel giro di 4 mesi e ancora strada ne hanno da fare. Si trattava ovviamente di pura speculazione, smontata all'improvviso. Ma una speculazione assai particolare, dovuta non tanto ad una moda diffusa, ma alla concentrazione di ingenti quantità di capitali finanziari in pochi veicoli, alimentati dall'afflusso di profitti di una ristretta parte della popolazione. In soldoni gli hedge fund e le banche d'affari che costituivano le rendite dei vari Berlusconi del mondo dal 2003 si sono concentrati sulle commodity e quindi contro il dollaro dal 2003/2004 , alimentando la bolla della finanza globale, grazie alle politiche accomodanti dei governi ultraliberisti.
La speculazione è nata da lì, non da altro.

La diminuzione di questa inflazione (chiamata esogena fino a pochi mesi fa) sta rientrando velocemente, ma i suoi effetti generano qualche preoccupazione. Le scorte delle imprese ne sono ancora gonfie e i costi di produzione ne risentono. Ci vorrà un po' di tempo perché se ne apprezzino i benefici. Le manovre di sostegno alla produzione in cantiere in tutti i paesi avranno bisogno anch'essi di tempo perchè i prezzi se ne avvantaggino e al momento si teme una deflazione (decrescita dei prezzi con diminuzione della domanda).

Le nuove (e si spera temporanee) disposizioni in materia di valutazione degli asset finanziari delle banche, attraverso l'abolizione del principio prudenziale del market to market, dalla prossima primavera mostrerà (virtualmente) che i bilanci delle banche (soprattutto europee) non sono così nere come si pensa e questo diraderà la diffidenza e quel panico che nelle quotazioni ha portato ad abbattimenti repentini dal 70 al 90 % dei valori originari. Le ristrutturazioni delle aziende creditizie (licenziamenti) contribuiranno a migliorare tendenzialmente i bilanci e le ricapitalizzazioni contribuiranno a a migliorare il quadro dei conti economici.
Le riduzioni generalizzate dei tassi di interesse consentirà di emettere obbligazioni a "sconto".

Ce n'è abbastanza per ritenere che, calmato il panico del momento, si possa assitere ad una ripresa di un bull rally a partire dall'inizio del prossimo anno.

Si tratterà tuttavia di un ciclo del tutto temporaneo, perché tutte le misure introdotte dai governi hanno come contraltare un inevitabile costo del debito e dei deficit, distribuito sulla popolazione, che andranno sanati in un futuro non troppo lontano, con evidente aggravio anche per le imprese reinnescando la spirale inflazionistica.

La riduzione dell'inflazione a cui assistiamo, deriva da uno sboom speculativo del tutto temporaneo , dal deleverage in corso sulle commodity, ma mancano i presupposti di un equilibrio relativamente duraturo. Seguirà quindi un periodo di inflazione reale crescente sotto la spinta della caduta della domanda aggregata a cui si tenterà di reagire con nuovi deficit che comporteranno un progressivo aumento dei tassi in qualche parte del mondo con squilibri nei cambi. A meno che sui cambi non si intervenga con accordi mondiali.

La storia del Giappone, dove negli anni '90 si accumulo' crisi dell'immobiliare e del credito, è lì a ricordarcelo.



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