Gli stati si indebitano, compreso quello italiano già fragile. Il Pil diminuisce, la disoccupazione aumenta, la produzione crolla e i consumi si contraggono. Un po' per la follia finanziaria, un po' per l'aumento spropositato della disuguaglianza nel percepire i redditi (dimmi come mangi e ti diro' chi sei), un po' perchè viviamo da tempo in una situazione di sovrapproduzione di beni malamente distribuiti.
Io ho tre frullatori e a 100 mt da me conosco persone che ne hanno manco uno.

In una simile situazione, sopratutto nell'Italia delle crescenti disparità di reddito, le entrate tributarie al servizio del debito e delle spese sono sempre più incerte.
Le misure tampone italiane , i cerotti, i "soldi veri" che non si vedono, portano a nulla se non a spendere inutilmente in elemosine mediatiche. Tutto questo, sempre in Italia" si innesta su una crescita demografica zero (a parte le immigrazioni) e su un sistema produttivo fragile: molte piccole aziende sottocapitalizzate da sempre e spesso scarsamente competitive, grandi industrie sulla punta delle dita in difficoltà gigantesche, bisognose anch'esse di assistenza finanziaria per mantenere la pace sociale.

Se le entrate sono incerte, quale sia una bozza di politica economica necessaria per riconvertire il Paese, occorre renderle certe .
C'è un solo modo: la imposta patrimoniale. E' certa e facilmente calcolabile.

Questa imposta è insopportabile per chi ha la capacità di reddito al lumicino e soprattutto invisa a chi ha ricchezze accumulate grazie al meccanismo perverso del turbocapitalismo morente.
Ma è anche l'unico modo certo per avere entrate certe nel tempo, per redistribuire reddito la dove lo si è concentrato con il laissez faire smodato.
L'Italia è terra di immigrazione, ma anche di emigrazione di giovani nauseati. Un paese di pensionati. Che si produce con i pensionati ? Debito , welfare, stanchezza. A cominciare dal Gotha della finanza , della economia e della politica.

Meno stato e più mercato è una formuletta ideologica, uno slogan, che ha fatto il suo tempo e ora grandi danni.
I nostri campioni del capitalismo devastato (tutti viventi su concessioni governative, tranne forse la FIAT e pochi altri) sono dei vecchi signori un po' tromboni, molto intrecciati fra loro, una oligarchia di vecchietti che mai accetterà una imposta patrimoniale per vocazione e ideologia.
Redistribuire la povertà gli va benone, farlo con la ricchezza non tanto. Non creano ricchezza, ma patrimoni personali, almeno negli ultimi 10 anni (e anche da prima).
E negli ultimi 10 anni, sicuro, debiti privati.

Non c'è altra strada per la certezza delle entrate che la reintroduzione della tassa patrimoniale, se non lo faranno i governanti attuali, che spargono ancora per un po' la narcosi dell'ultra liberismo mediatico camuffato da etiche improbabili , l'esasperazione crescente e palpabile glielo imporrà.

Sarebbe meglio prima che dopo, ma vai a farglielo capire ai vecchietti nostrani, nipotini ideologici di Bush.

(La borsa italiana , inutile parlarne. La peggiore tra quelle occidentali. Una lunga lista di perdite tra l'80 e il 95 %, con rarissime eccezioni proprio dove ancora è restato un minimo di mano pubblica , nell'energia. Testimonianza lampante del disastro sotto il naso e si finge di non vedere, ma tenta di esorcizzare.)



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