il toro permanente di Merrill Lynch


Prima sono state bolle e default qua e là: quella giapponese del 1990, quella asiatica e dei mercati emergenti nel 1998, quella del Nasdaq 2001 (il vero 29 su un solo mercato, che pare ormai risanato), l'Argentina nel 2003, quella immobiliare mondiale nel 2007, quella bancaria e delle commodity del 2008.

Negli ultimi due mesi le bolle si sono unificate e fuse ed è guerra mondiale termonucleare finanziaria. Non trovo altra descrizione e a ben guardare non è una esagerazione truclenta.

La parola speculazione contiene molti comportamenti, molti attori, molte avidità, e molti eccessi, ma la storia di tutte le bolle dal 1998 in poi ha in comune alcune cose : gli speculatori sono quasi tutti istituzionali (banche, hedge, fondi) agganciati al marketing finanziario e autonomi dalla produzione. La scelta dei mercati si alimentava e sgonfiava d'un colpo grazie ad una raccolta industriale in tutto il mondo e una ricollocazione mirata e concentrata. Le bolle sono state gigantesce, non sono rari i casi di crescita di un indice sintetico nazionale di 6/10 volte nel giro di 3-5 anni o di quotazioni triplicate in 1 solo anno (il petrolio ad esempio) o di valute raddoppiate in 4 anni (l'euro ad esempio) e di dimezzamento succesivo ,o più, in tempi rapidissimi.

Cose mostruose, cosi' come mostruosi i poteri degli agglomerati bancari.

In fondo tutto sta qui: lo sviluppo mondiale a parte alcuni paesi (asiatici, latinoamericani) s'è fondato sulla industria della finanza.
Le banche anche tradizionali hanno avuto profitti colossali grazie ai prodotti finanziar,i per 15 anni almeno, ben oltre i profitti della intermediazione tradizionale. Il settore immobiliare è cresciuto in tutto il mondo grazie alle doppie tranzazioni con l'industria finanziaria ,che ha allungato l'orizzonte dell'estinzione del debito originario grazie alla collocazione al retail della carta di debito trasformandola in ulteriore debito e in finanziamento a breve. La copertura teorica derivava dalla differenziaizione dei derivati su mercati diversi. Ma il vero motore era unico: l'immobiliare e l'industria finanziaria.

Il meccansmo funzionava più o meno così:
l'immobiliarista va in banca, illustra il progetto e chiede un finanziamento. Costruisce e man mano vende (sulla carta o poco dopo l'ultimazione leavori) estinguendo progressivamente il debito e rinviando l'acquirente alla banca per il mutuo (i tassi di interesse ufficiali sono bassi).
La banca impacchetta in parte il debito presso qualche veicolo che collocherà sul mercato, rientra dei credito ancora non riscosso e offre crescentemente ad altri imprenditori i suoi finanziamenti diluendo il debito tra numerosi soggetti.

In pratica la banca, a seconda del moltiplicatore piu' o meno alto (la leva), per una operazione ha almeno tre passaggi remunerativi: l'interesse corrisposto dall' imprendtitore immobiliare, l'interesse pagato da chi sottoscrive il mutuo, l'anticipazione e le commissioni dell'estinzione del debito per la collocazione al retail della spazzatura e dei crediti di lungo più difficili. Et voila'.

Poi accade che ad un certo punto: qualcuno non paga (sopratutto in USA e Inghilterra) perchè gli sono stati concessi mutui superiori alla sue capacità reddituali. L'immobiliarista si trova allora imballato in nuove costruzioni , le colloca difficilmente, il veicolo conteggia un calo vertigionoso di tutta la carta emessa, la banca deve contabilizzare questi debiti, si estingue la possibilita' di trovare al retail nuovi sottoscrittori e via via salta tutto per aria perchè tutti devono vendere per far fronte alle richieste. I tasi ufficiali vengono innalzati e le rate dei mutui dei privati automaticamente si innalzano fino quasi al doppio. Il tasso del prestito a breve tra le banche divent apian piano il doppio di quello ufficialeanche dopo il taglio dei tassi (fase finale) e gli perchè più nessuno si fida e le perdite sono ingenti e perfino misteriose (difficili da contabilizzare). E tutto il flusso della raccolta e dei prestiti si inaridisce in mancati introiti (oltre che perdite). UEto è succintamente il meccanismo pre inflattivo, aumentato dalla speculazione sulle materie prime.

Più vendi per necessità, più i grossi investitori privati si fanno sensibili al colore rosso dei conti dei loro investimenti, come i tori incazzati, e più quindi chiedono riscatti alle gestioni (fondi e Hege fund). Quindi la gestione vende di botto, sempre piu' verticinosamente per recuperare la liquidità richiesta.

E la spirale si avvita verso il basso. Terribilmente verso il basso.

Debito lungo e finanziamenti a breve "garantito" dalla fiducia comune degli investitori nel colosso e nell'idea che la finanza fosse una scienza fondata su statistiche asettiche.
Tutto qua: finita la fiducia, tutto s'ingrippa. Fino alla paralisi (mai capitato se non le 1929).

La finanza è una scienza, per certi versi sì, ma il marketing finanziario dicuramente no. La proiezione statistica dei comportamenti ha dei limiti ben precisi: la curva sigmoidale dei comportamenti umani e degli effetti di saturazione dei mercati. L'orizzonte di questa saturazione non è certo, ma prevedibile da un comportamento comportamento virtuoso e oculato.

La finanza industriale riteneva di essere esente dalla regole della saturazione del mercato. I mercati sono teoricamente infiniti, quindi bastava cambiarli velocemente, come un trader capace di influenzare gli appetiti con una grande liquidita' e tutto sarebbe rimasto a galla. In fondo nell'industria è cosi', quando un prodotto è saturo lo si cambia (o si fa finta di cambiarlo se è tradizionale). Ma la finanza non è cosi', perchè il limite non è l'espansione illimitata della moneta e dei suoi derivati.

Ecco allora che i soggetti di questo trading oligarchico erano un pugno di banche di investimento e di hedge l'un contro l'altro armati, per nulla diffusi , ma che beneficiavano nel collocamaento dei loro prodotti verso il gregge, garantitoe innumerevole allo sportello dalle banche.

La cosa peggiore a vedersi è stato il proliferare e trasformarsi delle assicurazioni in banca assicurazione. Una vera mostruosità concettuale che ha trasformato la concezione del rischio calcolabile in totale una aleatorietà totale affidatà ai mercati finanziaria e alla formalizzazione matematica.

Ce n'è abbastanza per ritenere che ci vorrà un tempo lungo, lunghissimo, per ricreare questa fiducia verso il sistema bancario, che ora viene consegnato allo Stato come parziale prestatore ultimo.
La speculazione e la borsa sopravviveranno, con i loro naturali eccessi, ma bolle di quel tipo non ne vedremo probabilmente piu' se non a singhiozzo e non su interi mercati come è accaduto tra il 2004 e il 2007 dove ogni cosa saliva di quotazione: azioni, valute contro dollaro, materie prime, bond, immobili. Ogni cosa.

La parola "banca" è la più spregiativa oggi sul mercato, e ce ne vorrà prima che assuma contorni positivi. E la parola America , il suo interventismo nella politica e il suo laissez-faire nella finanza e nella economia, è duramente intaccata nei sogni collettivi, e qualcuno in Asia e Russia vede con malcelata soddisfazione il disastro provocato da questo doppio errore.

Tempi cupi all'orizzonte, la fiducia è al lumicino.

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